domenica 26 aprile 2009

DENTRO DARHAVI

Sembra ormai pronto, dopo anni di controversie burocratiche, l’ambizioso progetto di riqualificazione del più grande slum di tutta l’Asia: Dharavi.
Un milione d’anime racchiuse tra lamiere, fango e spazzatura nel cuore dell’India, a Mumbay.
Vivono grazie alla lavorazione della pelle e la produzione di papad, sopravvivono, nel cielo aperto d’una città apparentemente infernale.
Centouno sono i colossi imprenditoriali che gareggiano per la spartizione della torta. La loro offerta prevede la costruzione di 600 palazzi che si svilupperanno fino a 30 piani di altezza, 70 acri di verde pubblico, senza tralasciare scuole, stazioni, centri culturali e quant’altro un moderno quartiere dovrebbe offrire secondo gli attuali canoni imprenditoriali.
Quello che si preannuncia essere come uno dei più grandi piani di risanazione su scala mondiale, sembra non mancare proprio di nulla, se non della parola di chi da sempre a Dharavi ci vive.
In un  microcosmo dove il prezzo migliore è contrattato tra banchi di pesce fresco alla luce di stretti vicoli, dove le porte sono sempre aperte, anche allo straniero, si ergeranno palazzi incasellati e incasellanti, negozi e centri commerciali senza più volto e personalità.
Quanto alto è il prezzo da pagare per chi sta subendo un progresso che non gli appartiene?











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